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  • Immagine del redattoreGilda Memoli

Il Ciclo Vitale

Il Ciclo vitale nasce intorno alla fine degli anni ’40, con l’obiettivo di spiegare in cosa consiste il cambiamento in una famiglia. Lo sviluppo dell’individuo si ha intorno a vari sistemi, quali: famiglia, amici, scuola, contesto sociale, ecc.; questo viene considerato come la risultante di un processo attivo di costruzione da parte del bambino in interazione al suo contesto di riferimento.


Le trasformazioni e i cambiamenti hanno luogo continuamente nelle persone nel corso della vita e sono numerosi gli autori che hanno descritto il ciclo di vita individuale, individuando alcuni caratteristici periodi di transizione, in occasione dei quali avviene un netto mutamento nella percezione soggettiva del tempo.


Hill e Duvall (1977) sono coloro che per primi hanno introdotto il concetto di ciclo vitale per indicare la successione di momenti che scandiscono la vita del sistema familiare fin dalla sua formazione: si tratta di un percorso a tappe scandito da “eventi nodali” all’interno dei quali la famiglia è chiamata ad affrontare compiti specifici, definiti compiti di sviluppo, la cui soluzione consente l’avanzamento alla fase successiva.


Haley (1973), invece, focalizza l’attenzione sulle crisi di transizione da una fase all’altra del ciclo vitale familiare e legge l’emergere del sintomo nella generazione dei figli come una difficoltà della famiglia a superare la fase di sviluppo.


Carter e McGoldrick (1980) considerano la famiglia come l’unità base per lo sviluppo emozionale dei propri membri, che comprende tre generazioni, in cui i legami familiari presentano un doppio aspetto di:

  • vincolo, cioè il ruolo assunto in relazione ad uno specifico evento;

  • risorsa, l’abilità organizzativa della famiglia di far fronte alle richieste di cambiamento che provengono dall’interno e dall’esterno.

Il modello prevede un:

  • asse verticale, dove vi sono le strutture di relazione e di funzionamento trasmesse lungo le generazioni (aspettative, credenze, valori, pregiudizi);

  • asse orizzontale, che descrive l’ansia prodotta dalla famiglia nel suo affrontare le transizioni e i cambiamenti del ciclo vitale.

All’interno del ciclo vitale, inoltre, ci sono due tipi di eventi critici:

  • eventi normativi, cioè processi di sviluppo che la maggior parte della famiglia incontra lungo il suo ciclo di vita (nascita di un figlio, adolescenza, ecc.);

  • eventi paranormativi, che, seppur frequenti, restano inattesi, imprevedibili, e determinano maggior carico di stress da superare (morte, figli con disabilità, divorzi, separazioni, ecc.).

Entrambi questi tipi di eventi restano pur sempre critici, poiché costituiscono un fattore di crisi familiare e successivamente ci sarà una riorganizzazione o disorganizzazione del sistema. Ciò che caratterizza la famiglia “normale” da quella “patologica” non è l’assenza di problemi, ma la capacità di affrontare eventi sconosciuti ed adattarsi a situazioni nuove con modelli alternativi di funzionamento più adeguati alla nuova fase, i cosiddetti compiti di sviluppo.

Bibliografia:

  • Carter, E. A., & McGoldrick, M. (1980). The family life cycle: A framework for family therapy. Psychology Press.

  • Duvall, E. R. M., & Miller, B. C. (1985). Marriage and family development. Harper & Row.

  • Scabini, E., Iafrate, R. (2019). Psicologia dei legami familiari. Bologna, Italia. Il Mulino Editore.




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